Eugenio Riccòmini

Eugenio Riccòmini è nato, per caso, in Sardegna oltre settant’anni fa.
Ha vissuto a Roma, a Viterbo, a Parma, a Torino, a Venezia. Non ha un campanile che sia davvero suo, e parla solo dialetti appresi in giro per l’Italia. Il solo campanile che s’è scelto non ha campane, ed è doppio: sono le due torri di Bologna. Qui è stato allievo di Carlo Volpe, e amico di Francesco Arcangeli, che gli hanno insegnato un poco di storia dell’arte. Il resto l’ha imparato girando per musei, e soprattutto facendo l’impiegato dello Stato negli uffici pubblici che badano alla tutela e al restauro delle opere d’arte: a Venezia, a Bologna, a Ferrara e a Parma.
Per parecchi anni s’è provato ad insegnare ai giovani nelle università: dapprima in Sicilia, e poi in Lombardia; con risultati discutibili sul piano accademico, ma suscitando qualche entusiasmo, qua e là. Ha condotto ricerche e scritto libri, come tutti; ed ha organizzato mostre, piccole e anche enormi. A Bologna ha fatto anche il vicesindaco, l’assessore, ed è stato a lungo consigliere comunale, stando sempre dalla parte che i più ritengono sbagliata e senza avvenire. Di ciò si consola pensando di stare, però, dalla parte giusta. E girando per musei, in folta compagnia, a godersi la bellezza racchiusa là dentro, come in un’oasi.

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